Informazione e Confronto per Educatori
di Luigi Benevelli.
La legge 180/78, le sue finalità e i suoi assetti organizzativi hanno trovato la loro piena collocazione nell’impianto della legge 833/78 istitutiva del Servizio sanitario nazionale (Ssn); al riguardo ritengo che l’assistenza psichiatrica pubblica italiana debba continuare a riconoscersi negli assetti e nel destino del Ssn e che si debba evitare anche solo di evocare uno status a sé per la psichiatria pubblica anche perché questo aprirebbe lo spazio al ritorno a quelle “legislazioni speciali” psichiatriche che abbiamo conosciuto e che sopravvivono e vigono nella gran parte del mondo.
Il d.d.l. a prima firma Dirindin, riprende formalmente le questioni evidenziate dal Rapporto della commissione senatoriale di inchiesta sull’efficienza e l’efficacia del Servizio sanitario nazionale (febbraio 2013), ma è soprattutto la summa puntuale dei contenuti delle importanti battaglie e delle forti iniziative messe in campo dal Forum salute mentale sin dalla sua costituzione; sullo sfondo la complessa vicenda delle esperienze italiane di de-istituzionalizzazione psichiatrica nel loro intrecciarsi a livello:
La relazione di presentazione del d.d.l., assai chiara e ricca, documenta il modo con cui la politica ha governato l’assistenza psichiatrica pubblica a livello nazionale, regionale e locale a partire dal 1979, denuncia in modo forte e appassionato un disinvestimento che dura da anni, e giustifica la scelta del disegno di legge con la necessità e l’urgenza di contrastare, bloccare tendenze al degrado e all’abbandono in atto nei Dipartimenti di salute mentale italiani, per rilanciare l‘assistenza psichiatrica pubblica, promuoverne la funzione in tutta la penisola. È riproposta l’introduzione dei LEA nel lavoro per la salute mentale e l’assistenza sociale, già presentata a Roma nel 2011 dal Centro “Franco Basaglia” e dalla Fondazione “Angelo Celli”.
Assai importante, innovativa e aggiornata è la trattazione del diritto alla salute nelle Carceri, della natura e delle funzioni delle REMS, dopo la avvenuta chiusura degli Opg.
Di seguito alcune osservazioni:
La realtà dei sistemi locali di welfare denuncia una frammentazione molto spinta come indicano la scarsa comunicazione dei servizi tra loro e tra i diversi livelli istituzionali, la parcellizzazione delle competenze, la mancanza di veri e propri luoghi di monitoraggio, verifica e coordinamento delle politiche sociali. Frammentazione che si rende fenomeno autonomo anche rispetto alla disomogeneità di impostazione delle politiche regionali. Verso di essa devono dunque convergere gli sforzi per migliorare la situazione.
I ripetuti interventi nell’articolazione delle relazioni tra le istituzioni esperiti nell’ultimo ventennio (ad es. la legge Bassanini del 1997, la riforma del titolo V° Cost. del 2000, sino al riassetto del sistema sanitario regionale [lombardo]) non hanno determinato crescita di coesione tra le strutture pubbliche.
In particolare, l’esperienza introdotta con la legge quadro 328 del 2000 “Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” che ha riformato il sistema dei servizi di assistenza sociale con la promozione dei «Piani di Zona», dopo una fase iniziale di euforia, ha progressivamente perso slancio. La stessa idea di pianificazione delle politiche è, di fatto, scomparsa.
Salvo eccezioni, la “macchina del welfare” si mostra ripiegata nella reazione al contingente e -pertanto- in affanno. Il vertice statuale, ma più in generale i diversi livelli di governo, non sembrano in grado di rapportarsi ai sistemi locali di attuazione, i quali nascondono il disorientamento nell’adeguamento passivo al minimo livello di compartecipazione, storditi dal flusso delle disposizioni sopravvenienti, quasi indifferenti alla perdita generale di efficacia degli interventi. A questa situazione molto ha concorso la politica finanziaria pubblica, orientata schizofrenicamente a ridurre la spesa con la puntualizzazione continua e minuziosa di norme puramente contenitive senza attenzione alle logiche di miglioramento dell’espletazione dei servizi.
È in grado la proposta del d.d.l. Dirindin, calata in un sistema così conflittuale, inceppato, a compartimenti stagni di essere efficace rapidamente, come si propone di essere? È possibile una ragionevole risistemazione dei sistemi di benessere sociale così malridotti a livello locale, ovunque? Da dove partire?
A me pare che bisognerebbe da subito ridurre le dimensioni delle attuali maxi-aziende sanitarie, ospedaliere e non, riportandole agli ambiti delle Province: ancora più dopo la bocciatura il 4 dicembre 2016 della proposta di Riforma costituzionale. Si tratta soprattutto, a mio avviso, di restituire ai Sindaci il ruolo di autorità sanitaria locale (art. 13), loro assegnato dalla legge 833/78., un ruolo che nelle attuali Aziende ha finito coll’essere pressocchè annullato, col risultato che nessuno svolge nemmeno la funzione di mettere insieme la conoscenza di quanto servizi, cittadini, volontariato fanno, situazione per situazione, quali ne siano i caratteri e le cause, nonché di monitorare l’esito degli interventi . Nel tempo, al posto dei sindaci, comunque democraticamente eletti dalle popolazioni, ha messo radici una classe di funzionari che rispondono a chi li ha nominati (le giunte regionali) ma non al potere politico-amministrativo locale, alle articolazioni delle comunità locali.
Concludendo, va evitato che, anche in ragione dello stigma che continua ad accompagnare i suoi utenti e i suoi servizi, quello dell’assistenza psichiatrica pubblica italiana ridiventi un mondo separato: la sua forza, il suo prestigio stanno nell’essere cresciuto dentro il Servizio sanitario nazionale, frutto della più grande riforma mai varata nella nostra Repubblica.
Mantova, 19 luglio 2017
[2] Vi si sottolinea la novità introdotta nell’ordinamento di un “sistema di assistenza reticolare su base territoriale […] fondamento per la struttura amministrativa dei Dipartimenti di salute mentale, quali pilastri organizzativi dell’assistenza psichiatrica e quindi di un ambito assai rilevante nel sistema di Welfare italiano”
[3] AA.VV, La lunga strada per un nuovo welfare locale: una piccola esperienza, (in corso di pubblicazione)
[4] Francesco Schiaffo a proposito dell’art. 1, co.16 lett. d) della c.d. “riforma Orlando”, ha parlato del “raccapricciante acting out di un legislatore schizofrenico”, F. Schiaffo, Psicopatologia della legislazione per il superamento degli OPG, «Diritto penale contemporaneo, 21 giugno 2017.
[5] v. Luigi Benevelli, Note di commento alle Linee guida del Ministero della Salute per il trattamento dei disturbi mentali delle persone Richiedenti e Titolari di Protezione internazionale e umanitaria (RTP), 22 marzo 2017, «Forum salute mentale», giugno 2017.
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