Nel sistema attuale notiamo i seguenti punti deboli: la carente e insufficiente formazione specifica di molti insegnanti specializzati; la diffusa impreparazione dei docenti curricolari, del personale ATA (Ausiliario Tecnico Amministrativo) e del contesto scolastico nei confronti degli allievi con disabilità. A ciò si aggiunga l’ormai consolidata e “perversa” delega al solo docente per il sostegno degli stessi alunni e studenti con disabilità.
In vista dell’imminente riforma del sostegno preannunciata nelle settimane scorse dall’attuale Esecutivo, occorrerebbe dunque insistere sui seguenti focus:
1) un’adeguata formazione dei futuri docenti per il sostegno sulla Didattica Inclusiva e sulla Pedagogia Speciale. Al riguardo, mi sento di sposare in toto il recente accorato appello lanciato dalla Consulta delle Società Pedagogiche Italiane, affinché queste discipline trovino spazio adeguato e dignitosa collocazione in ambito universitario e vengano proposte, curate e insegnate da docenti competenti, al fine di formare insegnanti che possano essere efficacemente preparati e pronti ad accedere a concorsi “specifici” per i posti di sostegno;
2( un’idonea e specifica azione formativa di massa di tutto il personale scolastico e non solo dei docenti specializzati sulle singole disabilità;
3) una reale continuità didattica che passi però dalla previsione di un ruolo “separato” per gli insegnanti specializzati, da un piano serio e strutturale di assunzione dei docenti di sostegno, con un loro definitivo transito nell’organico di diritto e dal loro vincolo all’intero segmento formativo dell’alunno.
Con queste mie riflessioni, tuttavia, voglio ribadire la mia ferma convinzione che alla succitata prossima riforma del sostegno non basterà prevedere concorsi “specifici” per il ruolo magari “separato” di sostegno, un’adeguata formazione universitaria sulla Didattica Inclusiva e sulla Pedagogia Speciale dei docenti specializzati e curricolari ed un’effettiva e “sacrosanta” continuità didattica per gli studenti con disabilità, se queste nostre non più rinviabili istanze avanzate al Governo del cambiamento non saranno accompagnate anche dall’ormai indifferibile passaggio dalla distorta logica della “delega” al solo docente per il sostegno a quella del “sostegno diffuso”. Ed a mio modesto avviso, ciò sarà possibile soltanto garantendo contesti veramente “flessibili”, dotati di ambienti, strumenti e materiali resi accessibili anche grazie alla presenza costante di figure educative di riferimento.
Proprio per tale motivo, una delle Associazioni storiche aderenti alla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), vale a dire l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), insieme ai suoi Enti collegati, riuniti nel NIS (Network per l’Inclusione Scolastica), ha ultimamente elaborato una proposta formativa basata su Master Universitari di Primo e Secondo Livello, per fornire un’efficace ed appropriata preparazione rispettivamente agli assistenti alla comunicazione e ai pedagogisti esperti in Scienze Tiflologiche. Tale proposta del NIS dell’UICI è scaturita dall’amara considerazione che, attualmente, gli assistenti alla comunicazione (ex art 13 comma 3 della legge 104/92) ed i tiflologi operano in condizioni di precarietà di ruolo, funzionale e di formazione, a causa del loro mancato riconoscimento giuridico all’interno del nostro Sistema Nazionale di Istruzione.